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10 motivi per insegnare la programmazione ai bambini

Introduzione

Il motivo per cui RaspberryPi è nato, è quello di promuovere l’insegnamento della programmazione, dell’ informatica, e renderla accessibile a tutti, in particolare alle scuole e ai paesi meno ricchi .  In RaspberryItaly crediamo molto nell’importanza di questi concetti. Spesso è difficile far comprendere che insegnare la programmazione ai bambini non significa pensare che quei bambini, una volta cresciuti, debbano fare i programmatori come professione, ma che può essere loro molto utile nella vita, come nella crescita.

 , prgrammatore, imprenditore, blogger, cosulente e divulgatore, lo spiega molto bene, in 10 punti, sul suo blog.

Riporto qui il suo articolo, scritto il 21/12/2015:

10 motivi per insegnare la programmazione ai bambini

Qualche giorno fa sono stato invitato, dall’associazione Coding & Dintorni, a tenere un talk di fronte ad una platea di docenti. Si parlava di scuola che si rinnova, di tempi che cambiano e di metodi e argomenti che si trasformano. Ho portato un talk sul tema insegnare la programmazione ai bambini. Tema attualissimo del quale si sta parlando tanto e sul quale, negli Stati Uniti, è addirittura intervenuto Obama.

Nella mia presentazione ho illustrato, attraverso 10 motivazioni, perché a mio avviso i bambini dovrebbero imparare a programmare. Le slide sono disponibili sul mio SlideShare, ma ho pensato potesse essere interessante scrivere un post a corredo della presentazione.

 

1. È una delle lingue più usate al mondo

Se pensiamo al codice come a una lingua, non è per nulla azzardato dire che è una delle lingue più utilizzate al mondo. In un’epoca nella quale sempre più posizioni lavorative sono legate alla programmazione e, in generale, al software, l’informatica diventa la nuova lingua del mondo.

In uno scenario del genere dovremmo iniziare a considerare la programmazione come l’equivalente dell’alfabetizzazione di base dell’era digitale.

2. Aiuta a non essere consumatori passivi

L’informatica è ormai presente in tantissimi aspetti della nostra vita, non solo nell’ambito lavorativo. Usiamo sempre più dispositivi e sempre più dispositivi connessi.

Capire la tecnologia è diverso da saper usare la tecnologia, credo che questo sia un concetto fondamentale. Il fatto che i bambini nascano in un contesto super tecnologico e abbiano una naturale propensione per l’utilizzo di certi strumenti non significa che li capiscano.

Il codice è il modo migliore per capire la tecnologia. E capire la tecnologia è l’unico modo per distinguere i vantaggi dagli svantaggi e saper discernere le opportunità dai rischi.

3. Da piccoli si apprende meglio

Questo non sono io a dirlo: i bambini apprendono meglio e più velocemente. Se guardiamo ai “nativi digitali” (termine fin troppo abusato, a mio avviso), basta vedere come fin dalla tenera età mostrino una predisposizione nell’utilizzo di certi strumenti che lascia di stucco.

Penso a bambini di 3-4 anni che utilizzano l’iPad come se fosse la cosa più naturale del mondo, o a ragazzini di 11-12 anni che costruiscono cattedrali su Minecraft, o a ragazzi di 15-16 anni che gestiscono canali youtube con milioni di iscritti.

Lo vedo ad ogni CoderDojo, dove ormai non mi sorprendo più di bambini che mostrano una padronanza e una terminologia incredibile. Proprio in contesti come questi mi rendo conto di quanto velocemente apprendono. Ed è proprio a quell’età che bisogna intervenire e introdurli alla programmazione.

4. Stimola la creatività

Cosa succede quando la creatività illimitata dei bambini incontra uno strumento dalle potenzialità illimitate come il codice?

Si scatena un effetto dirompente grazie al quale l’immaginazione del bambino trova sfogo in uno strumento che gli permette di realizzare tutto ciò che sta pensando.

Esemplare è il caso di Minecraft. Ti sei mai seduto 10 minuti accanto a tuo figlio mentre gioca a Minecraft? Sai cosa fa tutto quel tempo davanti al PC? Sai che ha delle doti da designer e da architetto che probabilmente non immagini?

Basta cercare qualche video su YouTube sulle opere realizzate su Minecraft dai ragazzini per restare incantato a guardare lo schermo per ore.

5. Permette di realizzare un’idea

Tutti hanno idee. La grossa differenza la fa chi queste idee riesce poi a realizzarle. Il codice permette di farlo. Come ho detto sopra, esso è lo strumento che permette al bambino di esprimere la sua creatività senza limiti.

Chi sa programmare può realizzare le proprie idee.

Inizio le sessioni CoderDojo con la frase “fra due ore sarete in grado di creare un videogioco” e, ovviamente, i bambini mi guardano increduli e scettici. Fino a quando raggiungono quel momento nel quale realizzano che ne stanno veramente creando uno.

Ormai definisco quell’attimo il momento nel quale realizzano di “avere un superpotere”. Basta guardare le loro reazioni per capire il perché: urlano, saltano e ridono entusiasti della nuova capacità che hanno acquisito.

Perché tutto questo? Perché creare è più appagante di consumare. E in quell’attimo realizzano che sono loro a creare un videogioco. Da soli. Con le loro mani. Con il loro computer.

6. Introduce al problem solving

Imparare a programmare introduce al problem solving. Insegna a guardare al quadro generale di un problema e ad affrontarlo da diversi punti di vista. Diverse angolazioni.

Inoltre, la programmazione è uno dei pochi ambiti nei quali puoi pensare ad una possibile soluzione e puoi testarla immediatamente. Senza conseguenze. Più volte.

Cerco di far passare questo concetto introducendo ogni CoderDojo con la frase “Siamo qui per sbagliare e per divertirci. Solo facendo la prima otterremo la seconda”.

Ed è così. Sbagliare, pensare ad una soluzione e poi testarla. Per poi sbagliare di nuovo e testarne una nuova. È indescrivibile il momento nel quale la soluzione corretta viene trovata e il problema viene risolto.

7. Stimola il critical thinking

I punti 6, 7 e 8 sono strettamente collegati perché riguardano tutti il modo di affrontare e risolvere i problemi e di sviluppare skill legate al pensiero.

La programmazione aiuta a scomporre i problemi in tanti problemi più piccoli. A non farsi spaventare dal problema grande ma a capire che scomponendolo in task separati e trovando piccole soluzioni a piccoli problemi è tutto più semplice. E solo così si trova la soluzione al problema grande.

Questo significa sviluppare la capacità di analizzare le diverse situazioni per poi, alla fine, costruire delle connessioni logiche tra i diversi “pezzetti”.

Ormai skill di questo tipo, quelle che vengono comunemente definite soft skill, sono richieste su qualsiasi CV che si rispetti. Non solo in posizioni lavorative che sono legate al software e alla programmazione. In un mercato del lavoro che cambia alla velocità della luce diventa, quindi, ancora più importante sviluppare queste skill fin da piccoli!

8. Favorisce il computational thinking

Il pensiero computazionale. Questo parolone che ormai viene utilizzato nei contesti più disparati. Ma di cosa si tratta? Troverai decine di definizioni in rete, ma per farla semplice il computational thinking ha elementi di matematica di logica e di algoritmi.

È la capacità di approcciare i problemi in maniera strutturata e di usare astrazioni per rappresentare alcuni concetti. In un certo senso include anche elementi di problem solving e di critical thinking.

Insegnare la programmazione ai bambini favorisce lo sviluppo del pensiero computazionale e svilupparlo fin da piccoli gli darà una forma mentis che gli tornerà utile anche da adulti, nella risoluzione di problemi di ogni tipo.

9. Orienta allo storytelling

Ci sono tool di sviluppo pensati esclusivamente per i più piccoli, come ad esempio Scratch, un linguaggio visuale sviluppato dal MIT.

Strumenti di questo tipo sono perfetti per qualsiasi forma di storytelling. L’esempio classico, usato anche qualche paragrafo più su, è quello dei videogiochi. Grazie a Scratch i ragazzi passano “dall’altro lato dei videogiochi” e si trovano di fronte alla possibilità di dare vita a personaggi, inventare storie e creare ambientazioni.

Ma perché è importante sviluppare capacità di storytelling? Perché abitua i ragazzi a ragionare sotto forma di sequenza di passi. E questo tipo di approccio è utile non solo nella scrittura di codice.

10. È divertente

Eh si, diciamolo! È divertente.

Basta non chiamarlo codice.

Nei punti precedenti ho accennato a strumenti come Scratch e Minecraft ma in realtà ci sono decine, se non centinaia, di linguaggi e tool pensati appositamente per bambini e ragazzi. Per trasmettere i concetti della programmazione senza dover per forza tirare in ballo fantomatiche schermate nere con testo verde che scorre dall’alto.

Pensa a progetti come Lego WeDo, Arduino, Rasperry Pi, ecc., dove addirittura i concetti della programmazione vengono divulgati con l’ausilio dell’hardware: montando e smontando pezzetti di legno o plastica che poi, magicamente, prendono vita!

Licenza Creative Commons BY-NC-ND 3.0
fonte

A proposito di Zzed

Appassionato di informatica alternativa, ma perenne novellino di Linux..

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